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Il Pollino
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Discusse le origine del nome
Pollino, esso potrebbe derivare dal latino " pullus ", giovane animale, da cui
Mons Pullinus, altri invece ritengono che derivi dal latino Mons Apollineus,
monte di Apollo, dio della salute e progenitore dei medici, per le grandi
quantità e varietà di erbe medicinali che vi crescono. Il massiccio del
Pollino nasce circa venti milioni di anni fa, dal moto del continente africano
verso quello europeo, moto che tra l' altro continua alla velocità di circa otto
centimetri l'anno. I primi insediamenti umani nell' area del Parco del Pollino,
sono da riferirsi al 12.000 a.C. e si rilevano nella grotta del Romito presso Papasidero, da osservare che nelle sepolture rinvenute sono documentate forme
del più lontano nanismo. Al periodo neolitico, circa 2.500 a.C. ,
risalgono i primi villaggi presso l' attuale Morano Calabro e Castrovillari, ed
a circa mille anni prima di Cristo sono da riferirsi i reperti che provengono
dai territori di Castrovillari, Chiaromonte e Cerchiara di Calabria. Tra il 730
ed il 720 a.C. arrivano nel territorio del Parco del Pollino i Greci, i quali
iniziano la colonizzazione del meridione, sorgono così le città della Magna
Grecia: Sibari e Siris sullo Ionio e Laos sul Tirreno alle foci del fiume Lao.
Sottomettono in breve tempo le popolazioni locali della costa, arrivando ad
influenzare non poco con la loro cultura anche le popolazioni dell' interno, la
cultura greca si ritrova infatti in tutti i reperti provenienti dai primitivi
villaggi allora esistenti sul Pollino: Castrovillari, Morano Calabro,
Viggianello, Noepoli, San Giorgio Lucano, San Costantino Albanese. Nel 500 a.C.
a causa delle mutate condizioni politiche ( caduta di Sibari per mano dei
crotoniati ), giungono dal nord lungo i monti dell' interno, i Lucani e i Bruzi,
popolazioni molto bellicose che in poco tempo si assoggettano l' area del
Pollino, nel 356 a.C. i Bruzi creano una loro confederazione e si stabiliscono a
Sud del Pollino che rimane così per intero sotto il controllo Lucano. E'
fiorente in questo periodo la città fortificata di Cersosimo. Le conquiste
romane della Calabria e della Lucania avvengono tra il 300 ed il 200 a.C., le
colonie greche della costa cadono una ad una, nulla possono gli eserciti Bretti
e Lucani, dopo lunghe lotte e a costo di durissime e sanguinose repressioni
vengono sottomessi. Inizia così la decadenza sociale e ambientale dell' area del Parco del
Pollino, la zona viene dichiarata demanio pubblico e diviene oggetto di un
intenso sfruttamento forestale; socialmente viene completamente trascurata da
Roma. L' unica opera pubblica di questo periodo è la Reggio-Capua ( Via Popilia
), realizzata intorno al 130 a.C. che passa dal Valico di Campo Tenese, Morano
Calabro e Castrovillari con funzioni prettamente militari, per il resto non si
registrano altri interventi, l' area viene lasciata nel più completo isolamento:
lo scopo è di annientare qualunque tipo di sviluppo e di riorganizzazione
sociale da parte delle popolazioni locali, troppo fiere e gelose della propria
indipendenza e che mal sopportano il predominio romano. Lucania e Calabria
subiscono così feroci disboscamenti, cha danno il là ad un progressivo dissesto
idrogeologico. I primi cinquecento anni dopo Cristo sono difficilmente
documentabili ma è certa la presenza della chiesa già consolidata con il
territorio suddiviso in diocesi. L' arrivo dei Longobardi nell' area del Pollino segna la nascita del gastaldato di Laino. Intorno al IX secolo l' area del Pollino vede l'arrivo di
numerosi monaci Bizantini, essi fuggono dalle loro terre ormai dominate dai
musulmani o percorse dalle loro angherie a caccia di " infedeli " da convertire
all' Islam con la violenza. Nel X secolo la presenza Bizantina si rafforza
con un notevole sviluppo del monachesimo, vengono così fondati i monasteri di:
San Nicola di Pertusio nella valle del Mercure, Santa Maria del Piano ad
Episcopia, Santa Maria di Costantinopoli a Noepoli, Santa Maria della Stella a
San Costantino Albanese, Santa Maria a Cersosimo, Santa Maria delle Armi a
Cerchiara di Calabria e San Pietro a
Frascineto. Nel 968 il patriarca di Costantinopoli istituisce il Vescovato
di Tursi; l' area del Parco del Pollino passa quindi sotto dominio
bizantino. Nella prima metà dell' undicesimo secolo, arrivano nell' area i
Normanni, si scontrano dapprima con i Longobardi del Gastaldato di Salerno, poi
con i bizantini, nel 1064 prendono Castrovillari, è la fine del dominio
bizantino. I normanni iniziano la ristrutturazione politica, economica e
religiosa del territorio del Pollino; favoriscono il monachesimo benedettino per
reintrodurre il rito latino al posto di quello greco, furono molto tolleranti
verso i bizantini lasciando loro larga autonomia per quei territori soggetti ai
monasteri. Il territorio viene suddiviso in contee cedute a signori, che nel
tempo avrebbero esercitato il loro potere in modo assoluto e spesso
dissennato, sia nei confronti del popolo che dell' ambiente. Le città dell' area
che crescono d' importanza nell' undicesimo secolo sono: Chiaromonte, Senise,
Noepoli e Castrovillari.
Nel 1250 muore Federico II, nuove guerre attendono questo territorio, gli
angioini venuti in aiuto al Papa per sottrarre le regioni meridionali al
controllo normanno, intraprendono sanguinose lotti, alla fine del XIII secolo,
tutta la zona del Pollino è sotto il loro controllo. Inizia anche questa volta
la spartizione del territorio; molte contee vengono cedute dal Papa a chi aveva
collaborato alla cacciata dei Normanni, in segno di ringraziamento. Tra i
maggiori feudatari del periodo si ricordano i Sanseverino, la spartizione del
territorio si rivela oltremodo dannosa, inizia un disastroso periodo di
depressione sociale, morale, economica e ambientale con l' aggravante di
carestie e pestilenze. Nonostante il relativo spopolamento di fronte a siffatti
avvenimenti, nel 1395, viene fondata la Certosa di San Nicola; nelle cui
vicinanze si svilupperà Francavilli in Sinni. Tra il XV ed il XVI secolo il
ripopolamento delle aree avviene grazie all' arrivo dei profughi albanesi che
alla pari dei bizantini di allora fuggono dal comune nemico ( dopo la morte di
Skanderbeg infatti i musulmani devastano l' Albania ), i profughi vennero
accolti con una certa benevolenza dalle autorità ecclesiastiche e dai feudatari
e le probabili motivazioni sono da ricercarsi sia nell' aiuto che l' eroe
albanese prestò a Ferrante I ai tempi della Congiura dei Baroni, sia nel
matrimonio tra Irene Kastriota Skanderbeg, pronipote dell' eroe albanese, con
Pietro Antonio Sanseverino. Si popolano alcuni centri:
Frascineto,
Civita,
Acquaformosa,
Ejanina,
Lungro, San Costantino Albanese e San
Paolo Albanese. Nel sedicesimo secolo il territorio del parco è sotto il dominio
assoluto degli aragonesi ( a Castrovillari ve nè una prova nel
Castello Aragonese realizzato nel 1490), certo forse non vi fu una pena più
grave per il già disastrato territorio, la loro dominazione portò a sfruttare il
più possibile uomini e ambiente, tasse esose per il disastrato tessuto sociale
ed un indicibile malgoverno. Di questo periodo è la costruzione del Convento di
Colloreto ( 1545 ) ai piedi di Serra del Prete nel territorio di
Morano Calabro,
sorgono i centri di: San Severino Lucano agli inizi del XVI secolo, Terranova
del Pollino alla fine del XVI secolo, San Lorenzo Bellizzi nel 1648 e Fardella
nel 1690. Alla dominazione aragonese segue il Viceregno Austriaco, siamo nel
1714, questo periodo per il territorio e le popolazioni del parco, rappresenta
una breve parentesi poco significativa. Gli anni che vanno dal 1700 sino all'
insediamento di Carlo III di Borbone, vedono esplodere la rabbia dei contadini
con l' occupazione dei terreni feudali, tumulti si hanno nel 1736 a San
Costantino Albanese, Senise, e Francavilla in Sinni anche la seconda metà del
XVIII secolo è caratterizzata dall' occupazione di terreni feudali da parte dei
contadini a Rotonda, Viggianello, Chiaromonte, San Costantino Albanese. Questa
era si acquieta con la salita al trono di Carlo III di Borbone, fu un sovrano
saggio e intelligente, mosse i suoi passi in pieno Illuminismo ed il territorio
beneficiò del suo regno, sono di questo periodo due disposizioni regie sulla
proibizione del taglio di boschi per ridurli a coltura, ma anche questo periodo
ha fine e nè incomincia un altro in cui tutto il bene fatto viene dismesso,
siamo nel regno di Ferdinado IV, sovrano incapace di portare avanti le riforme
avviate, a cui si aggiungono la grave carestia del 1714 ed il terremoto del
1783, in questo clima la situazione trascende, sono anni difficili e come molti
autori affermano, miseria e sofferenza spingono senza rimedio le masse popolari
a cercare conforto nella religione e nel soprannaturale, di questo periodo è la
costruzione del Santuario della Madonna del Pollino. Siamo alla fine del XVIII
secolo e gli echi della rivoluzione francese arrivano anche su queste montagne,
si ha notizie che otto persone a Rotonda e sette a Chiaromonte vennero arrestate
per aver propagandato gli ideali rivoluzionari di libertà e di uguaglianza. La
Repubblica Partenopea è alle porte, nel 1806 le truppe napoleoniche sconfiggono
i borbonici a Campo Tenese proprio sul Pollino, è un periodo questo ricco di
riforme e soprattutto dell' abolizione della feudalità. L' attuazione delle
riforme è però fortemente ostacolata sia dalla nobiltà che dall' arricchita
borghesia a spese degli strati più deboli, relegati
sempre più alla miseria e alla ignoranza. Il fenomeno del
brigantaggio è
ferocemente alimentato con grande dispendio di mezzi dalla corte borbonica,
stabilitasi nel frattempo in Sicilia, la dura repressione francese del fenomeno
secondo il parere di Carlo Maria L' Occaso serve comunque a rendere più sicure
le strade della Calabria. Di questo periodo è il tremendo cannoneggiamento
subito dal Convento di Colloreto in territorio di
Morano
Calabro, ormai divenuto un covo dei briganti. Nel 1815, tutta l'
Europa subisce i mutamenti della restaurazione, l' area del Pollino ritorna
nelle mani dei Borboni, ricade quindi se mai ne fosse uscita nell' abisso,
nessuna misura per la ripresa dell' economia locale, si verificano nel periodo
terremoti di una certa importanza, quello del 1858 che si unisce a quello del
1783 ed a quello del 1894. Gli anni che vanno dalla restaurazione al primo
novecento, nonostante l' unificazione d' Italia non vedono intraprendersi le
misure drastiche di cui c' era pur bisogno, si pone quindi la " Questione
Meridionale " in modo evidente, a cavallo dei due secoli inizia una massiccia
emigrazione verso le americhe con notevole dispersione di forza lavoro, fenomeno
che purtroppo si ripeterà nel novecento tra gli anni cinquanta e sessanta
questa volta il flusso delle masse meridionali sarà diretto verso la Germania,
la Francia e il triangolo industriale italiano. Fra gli anni 1920-1930 si
verifica l' ultimo grande sfruttamento boschivo, questa volta il legname serve
per la produzione delle traverse ferroviarie, questa volta la tecnologia non
lascia scampo anche agli angoli mai visitati sino ad allora. Il territorio è
stato istituito come Parco Nazionale del Pollino con DPR del 15.11.1993 e
riperimetrato con DPR del 2.12.1997. Il resto è dei nostri giorni...
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