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IL VESCOVO DI CASSANO, MONS. FRANCESCO SAVINO, HA INCONTRATO, IN CATTEDRALE, A CASSANO ALLO IONIO, I SINDACI DEI 22 COMUNI DEL TERRITORIO DIOCESANO E GLI UOMINI E LE DONNE IMPEGNATE NELLE ISTITUZIONI POLITICHE | et at: 19/12/2016 |
Lunedi' 19 dicembre 2016, alle ore 10, il Vescovo di Cassano, mons. Francesco Savino, ha incontrato, in Cattedrale, a Cassano allo Ionio, i sindaci dei 22 comuni del territorio diocesano e gli uomini e le donne impegnate nelle Istituzioni politiche. A loro ha consegnato la lettera di seguito riportata e allegata al messaggio. Cari amici, vorrei incrociare lo sguardo di ciascuno per riconoscere le gioie, le fatiche, l’impegno e la disponibilità al servizio dei cittadini che segnano le vostre giornate. Comprendo che l’amministrazione politica, tra pareggi di bilanci e rapporti tra forze partitiche di maggioranza e minoranza, richieda un supplemento di anima ma vi dico che, anche nel nostro territorio, si delineano orizzonti di cambiamento possibile se guardiamo tutti, ciascuno dal suo personalissimo punto di vista e dalla sua specifica competenza, verso un obiettivo unico che è il bene comune. Il fine ultimo della politica è senza dubbio il bene comune e per questo, voi, carissimi politici, siete chiamati a “rifiutare la politica come gestione della cosa pubblica per il bene solo di una parte, di un gruppo di potere o di pressione” e “a mettere al centro la persona, adottandola come misura di ogni impegno; come principio architettonico di ogni scelta; come criterio assiologico supremo. La persona, non il calcolo di parte. La persona, non le astuzie del potere. La persona, non le mosse egemoniche. La persona, non il prestigio delle fazioni”. Così diceva don Tonino Bello, nel lontano 1985, ai politici a Molfetta; e aggiungeva: “E’ necessario che gli uomini impegnati in politica, quale che sia il loro credo religioso, siano contemplativi; diano spazio al silenzio; non si lascino distruggere la vita dalla dimensione faccendiera; non si sperperino nella dissolvenza delle manovre di contenimento o di conquista ". Mi sembrano parole che, pronunciate con una potenza profetica, si addicano alla nostra condizione. Avvertiamo tutti, forse in maniera più acuta e pungente proprio in prossimità del Natale, un disagio che sfugge ai calcoli statistici, alle analisi più tecnologicamente avanzate e sofisticate, e che parte da radici profonde. E’ il richiamo ad un’umanità smarrita che si è lasciata incapsulare dalla pretesa riduzione materialistica dell’essere umano e che ora grida il desiderio di liberazione. Interessante mi sembra la dichiarazione di un uomo politico assassinato negli USA, Robert Kennedy, il quale disse: “Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.” (Robert Kennedy. Discorso pronunciato all’Università del Kansas il 18 marzo 1968). In questo periodo di grave crisi economica e politica, diversi fedeli della nostra Diocesi, soprattutto agricoltori, artigiani, commercianti e operai si chiedono e mi chiedono: “Come si fa oggi a condividere la gioia del Natale con tutte le sofferenze e insicurezze che ci turbano, con le brutte notizie che leggiamo sui giornali e vengono trasmesse dalla televisione? Con la mancanza di lavoro per i nostri giovani, con la povertà in aumento?” Allora proprio questo Natale, vi dico, cari amici, è di speranza e di responsabilità. E’ tempo di impegnarci tutti in percorsi che ci facciano guardare avanti piuttosto che indurci a ripiegarci su noi stessi. Mai come in questo momento di confusione e di disorientamento politico abbiamo bisogno di speranza e coraggio. Gesù è venuto e viene sempre a condividere le speranze e le angosce della nostra gente: a noi credenti il compito di annunziare il Vangelo della presenza liberatrice di Dio nella storia, che chiede di servire la Verità ed in Essa il bene, di promuovere la redenzione del lavoro, di garantire il sacrario della famiglia che è la casa. La salvezza cristiana riguarda l’uomo intero e feconda già, anche se non ancora definitivamente, il mondo. La città degli uomini, raggiunta dall’annuncio del Bambino Gesù, la cui nascita realizza la gloria di Dio e la pace fra gli uomini, può ritrovare la sua armonia: la solidarietà prevalga sul tornaconto, la giustizia sull’illegalità. Il lavoro può essere riscattato dallo sfruttamento, la dignità del lavoratore riconosciuta e tutelata; la convivenza civile affrancata dalla disperazione. Per questo motivo faccio appello a voi, rappresentanti eletti dal popolo, ad ogni livello e di ogni schieramento politico, perché favoriate lo sviluppo economico dei nostri territori. Il Natale prossimo sia tempo di attenzione alla gente in vista del bene comune, a partire dai più deboli e dai più esposti alle intemperie di una società sempre più complessa e sottoposta alle macchinazioni di poteri occulti e voraci. Il proverbio popolare “aiutati che Dio ti aiuta” traduce l’espressione di S. Agostino “Chi ti ha creato senza di te non ti salverà senza di te”. E’ necessario che ognuno sappia assumersi le proprie responsabilità. Dalla crisi si esce solo insieme ristabilendo la fiducia vicendevole e collaborando tutti al bene comune. Il Natale di Gesù ci richiama con una tenerezza che ci inchioda: non per emettere un giudizio di condanna ma per offrirci, nella fragilità di un bambinello che troneggia in una mangiatoia, ciò che rende la vita degna di essere vissuta, una possibilità di cambiamento. Dio-Bambino ci attira con una luce che incoraggia i nostri deboli aneliti di bene, che alimenta speranze sopite. Lui, soltanto Lui, continua a fare affidamento sulla nostra ripresa. La festa della nascita di Gesù diventa così per noi stimolo della nostra rinascita. Per questo vi ho invitati al tradizionale scambio di auguri. La povertà del Figlio di Dio si fa “vortice di nostalgie e richiamo all’essenziale” per tutti e per voi in particolare che siete impegnati nella politica. Nella lettera a Tito, san Paolo, apostolo delle genti, scrive: “E’ apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.” (2, 11-14) Ecco: vivere con sobrietà, con giustizia e con pietà. Un’ottima traccia per la revisione della propria vita. Sobrietà Il termine greco è polisemantico. Significa saggezza, equilibrio, padronanza di sé, moderazione, temperanza. In politica è l’invito a non ubriacarsi di potere, a non cercare successo e gloria a tutti i costi, a non perseguire il tornaconto personale e la carriera, a coltivare la consapevolezza del proprio limite evitando le facili promesse, a mantenere l’equilibrio delle passioni. Per recuperare la disaffezione di moltissimi al dibattito e al confronto, fino alla rinuncia al diritto di voto, i politici tornino al loro compito fondamentale: ascoltare la gente e mediare gli interessi. Giustizia Al pf. 38 della Sollecitudo rei socialis, si legge una definizione di giustizia che, discostandosi da tutte le precedenti secondo cui essa è una virtù che spinge a dare a ciascuno il suo, ricorre al termine di “solidarietà” e sollecita ad una vera revisione del proprio sistema di pensiero. “La solidarietà non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tutte le persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti. Tale determinazione è fondata sulla salda convinzione che le cause che frenano il pieno sviluppo siano la brama del profitto e la sete del potere. Questi atteggiamenti e strutture di peccato si vincono solo (presupposto l’aiuto della grazia divina) con un atteggiamento diametralmente opposto: l’impegno per il bene comune e per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a perdersi a favore dell’altro invece di sfruttarlo, e a servirlo invece di opprimerlo per il proprio tornaconto”. Attenzione, amici: non si ruba soltanto quando si ricava profitto sulla merce e sul denaro ma anche quando si ricava potere sulle coscienze! Pietà Nel lessico biblico la pietà implica non solo la relazione con Dio ma anche le relazioni umane. Pietà è l’atteggiamento di che vuole così bene a Dio che sente il bisogno di prolungare questa benevolenza sugli altri. Ogni forma di ferocia, di scelleratezza e di crudeltà nei confronti del prossimo è empietà. Il richiamo di san Paolo rivolto a voi politici è a riprendere valori che oltrepassino l’immediato, l’effimero, l’utilitarismo. Il rapporto tra etica e politica, di cui oggi nemmeno si parla più, va riconsiderato come ricerca di un orizzonte globale cui ancorarsi al di là delle proprie convinzioni religiose personali. “Chi sa se il problema di Dio, da alcuni forse accantonato o negativamente risolto, non si proponga in questo Natale con tutta la sua sollecitudine spirituale che vi sottragga dall’inquietudine, vi riscatti dall’inappagamento e vi ricolmi di pace interiore?” (d. Tonino Bello) Non sono io a dirvi quali scelte è necessario ed urgente operare per scrivere nuove pagine di vita per le famiglie e i giovani. I giovani ci sfuggono: cercando fuori della Calabria ed anche dell’Italia, opportunità di studio, realizzazione e impiego, essi lasciano che la nostra terra sia sempre più desolata. Aumenta infatti, come altrove, il numero dei poveri, mentre le tante risorse naturali versano in uno stato di incuria, se non di occupazione indebita da parte di organizzazioni malavitose e criminali. I centri cittadini, di bassa o addirittura bassissima densità abitativa, spesso sono difficilmente raggiungibili a causa di una viabilità impervia o abbandonata ad un degrado, cui concorre il disimpegno di più soggetti ed anche la malversazione speculativa. La non occupazione sempre in aumento fa registrare il cedimento verso guadagni balordi che stringono molti nella rete dell’usura o dello spaccio di sostanze stupefacenti, e peggio ancora, se così si può dire, nella facile prostituzione di donne di ogni età, fino alle ragazzine. Accendiamo l’attenzione sulla popolazione anziana sempre più in aumento: i nostri vecchi, memoria storica di questa terra, custodi delle antiche tradizioni, vanno custoditi e sostenuti nelle loro fragilità. Spesso sono loro che mantengono aperte le case dove i figli li raggiungono per qualche giorno di vacanza. Conservano tutto con delicatezza ma non ricevono attenzioni e cure indispensabili, non avendo a disposizione un’assistenza socio-sanitaria organica che li sostenga nelle loro necessità. Penso che sia indispensabile che i Rappresentanti delle Comunità Locali, nel superamento di un campanilismo insufficiente, percorrano la via della sussidiarietà per individuare insieme, risposte adeguate alle realtà sociali. L’accoglienza degli immigrati minori non accompagnati è un piccolissimo segno di quanto la solidarietà calabrese ha saputo organizzare. Ma non basta: all’accoglienza di emergenza va aggiunta la sistematica integrazione territoriale. Facciamo spazio a bambini, ragazzi, famiglie che raggiungono le nostre spiagge con mezzi di fortuna, sfruttati da scafisti che li derubano di tutti i risparmi. E facciamolo nelle case, nelle scuole, nei centri di accoglienza. La Diocesi ha dato un segnale e continuerà a darlo: occorre la collaborazione di tutti. Voi, Sindaci, in modo particolare, promuovete una rete di condivisione delle risorse strutturali, economiche ed umane in modo da organizzare risposte ad ampio raggio. Un’altra attenzione mi permetto di suggerire a tutti voi: il lavoro nei campi, vera risorsa che dobbiamo riscoprire, come quello nelle spiagge, in estate, non sia oggetto allo sfruttamento né di Italiani, né di Stranieri. Diciamo un “no” forte al caporalato! Opportuna mi sembra anche la promozione di una campagna a tappeto per contrastare la ludopatia, grave danno per l’economia di comunione, ma altrettanto grave pericolo per la salute mentale. Occorre incentivare, come già si fa da qualche parte, l’eliminazione delle “slot machine” e delle sale gioco, con sgravi fiscali per gli esercenti che vogliano collaborare. Accendiamo la speranza con un nuovo dinamismo. E qui mi permetto di riproporre come emblematica la figura di un sindaco, Giorgio La Pira, il quale scriveva: “Se i miei fratelli si trovano nella fame, nella persecuzione, nell’oppressione, nell’ingiustizia, io sono tenuto a intervenire per soccorrerli; se non lo avrò fatto, il Signore me lo dirà con parole terrificanti nel giorno del giudizio: “Ebbi fame e non mi sfamasti, fui carcerato e non mi visitasti”! Si allude forse a opere puramente individuali? Anche a queste, ma non soltanto a queste; in questo dovere dell’amore operoso è inclusa, nei limiti delle proprie capacità e possibilità, l’azione politica, la trasformazione sociale. Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa «brutta»! L’impegno politico che è l’impegno diretto alla costruzione della città dell’uomo, è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità. Coraggio allora! Chiedete al Cielo il dono di una genialità nuova che vi metta in condizione di condividere il vissuto e le ansie dei vostri concittadini, vi sostenga nell’impegno retto e trasparente, vi rafforzi nella coerenza. Possiate trovare solidarietà nei vostri collaboratori, la comprensione e l’affetto dei vostri familiari cui spesso sottraete tempo ed attenzione, il rispetto degli avversari, il consenso degli ultimi. Sarà Natale anche in questa nostra terra! Vostro don Francesco, Vescovo
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