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SAN BASILE - LA VESTIZIONE DELLE VALLJE 2015 | et at: 09/04/2015 |
San Basile, la vestizione delle Vallje, 2015. QUI trovi il file in formato 3gp/mp4 adatto per dispositivi mobili. LE VALLJE - La vallja e' sicuramente una delle note piu' caratteristiche e rappresentative del folklore albanese, una tradizione che si e' conservata in tutte le comunita' albanofone anche se con alcuni tratti distintivi. Essa consiste di una frenetica danza cadenzata che si esegue cantando in coro. Gruppi di donne, negli splendidi e fastosi costumi si dispongono in semicerchio e si tengono per mano oppure tramite fazzoletti. Alle estremità si pongono due cavalieri ( portabandiera ) con funzione di guida che insinuandosi tra la gente, con fantasiose ed improvvise evoluzioni, chiudono in cerchio qualcuno del pubblico che paga poi il proprio riscatto con una generosa mescita. E' una tradizione folclorica che si è conservata in tutti i paesi albanofoni dell' hinterland di Castrovillari ( Frascineto, Ejanina, Civita e San Basile ), assumendo caratteristiche simili, salvo lievissime sfumature, a Frascineto ad esempio si suole marcare il viso dei forestieri di nero ad identificarne la diversa etnologia. La festa vuole rievocare le gesta di una battaglia vinta contro il rinnegato Balaban, avvenuta il 27 aprile 1467 che era appunto un martedì dopo Pasqua dall' eroe nazionale Giorgio Kastriota Skanderbeg. In questa sede ci soffermeremo sulla vestizione delle vallje, una ritualita' di gesti che si ripete nei tempi. Il costume tradizionale delle donne risulta essere costituito da vari indumenti - Linja: camicia in cotone bianco, con lo scollo ampio, arricchito di volants plissettati, ricamati in tulle; Skola: cravatta in raso, per lo più bianco, ricamato in oro; Kamizolla: gonna in raso di seta, lunga fino alle caviglie, a fitte pieghe stirate, colore rosso che può variare nelle più belle gradazioni. La parte inferiore è intorniata da superbi galloni, fatti di fili d'oro e di cotone che si intrecciano. La gonna è ricamata in oro; Coha: sopravveste, come il peplo degli antichi, stretta a fitte pieghe sulla vita: larga, disciolta, ondeggiante ai piedi, col lembo fregiato di strisce di trina d'oro o d'argento. Viene sollevato al di sopra del ginocchio e fermata ai fianchi per far risaltare il vivace contrasto tra il rosso della "kamizolla" ed il bleu della "coha"; Xhipuni: è un figaro o un giubbetto, più o meno celeste o di porpora ricamato in oro; Vandera: un piccolo quadrato di cotone attorno alla vita; Mesalla: un farsetto, arricchito anche di galloni, veste le braccia e le spalle. Rosso d'inverno, bianco d'estate; Sutanièli: sottogonna, una camicia di lino o cotone scende fino ai piedi aperta nella parte superiore con l'orlo adornato con un riccio di mussolino; Tuqili: stoffa bianca con cui si copre il petto; Pitèrja: cuoricino di tela ricamato sul camice; Skamandili: il fazzoletto; Sqèpi: il velo; Kèza: sul capo delle donne folgoreggia la keza, distintivo deIle maritate; diadema ricamato a fili d'oro e d'argento, mentre le trecce stanno raccolte in eleganti fettucce. Kanàka o Pitindifi: collana o pendente. L'ultimo tocco e' rappresentato dai gioielli più preziosi e rari che si possiede in famiglia. Un' operazione quella della vestitura molto laboriosa e lunga che nel video che vi proponiamo abbiamo riassunto in poco meno di una ventina di minuti. Si ringrazia per la collaborazione l' Ecomuseo del Paesaggio e il Gruppo della Vallja Storica di San Basile. Veshia Llambadhor ( il nome del vestito ), come testimoniato da antichi documenti notarili, costituiva una parte integrante della dote delle giovani di San Basile e, fino agli anni 30 circa, veniva indossato nel giorno del matrimonio come abito nuziale; in occasioni importanti e nel giorno della dipartita come abito funebre. Oggi, i pochi esemplari rimasti vengono indossati solo in occasione della festa patronale e il martedì dopo Pasqua in occasione della Vallja. Buona visione.
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