CASTROVILLARI - CANTI E SORPRESE DI UN NATALE PI AUTENTICO. ECCO " SCANTI DI NATALE ", DI E CON DARIO DE LUCA E LA OMISSIS MINI ORCHESTRA et  at:  30/12/2014  

Castrovillari - Canti e sorprese di un Natale più autentico. Ecco " Scanti di Natale ", di e con Dario De Luca e la Omissis Mini Orchestra. Il Natale. Santo e banale. Amato e rinnegato. Non c' e' occasione più esplorata, sfruttata e assoggettata a stereotipi di ogni specie – anche ai piu' vieti – di questa festa spezzata in due, in bilico fra spiritualita' e consumismo, buone intenzioni e inconfessate ipocrisie. Sorprendere ( senza cadute nel cinismo ) sparigliando le carte e i punti di vista in materia e' a dir poco arduo, tanto piu'  se si attinge ( con il sostegno di alcune scelte alternative ) ad un repertorio musicale che piu' classico non si puo': da " Silent Night " a " Last Christmas ", da " Tu scendi dalle stelle " a " Happy Xmas ( War is Over ) " passando per " White Christmas ", " Let it snow " e " Oh Happy Days ". Ci riescono, con uno spettacolo allegramente intelligente e un altro cantare, in cui ci si diverte molto giocando sulle corde delle contaminazioni musicali, Dario De Luca e la Omissis Mini Órchestra (l’accento all’inglese, di rigore sulla “O”), autori e artefici di questi “Scanti di Natale” presentati tra gli applausi il 29 dicembre al Teatro Sybaris di Castrovillari, dopo il primo appuntamento di alcuni giorni prima al Morelli di Cosenza, nell’ambito della rassegna “More fridays”. Sin dal titolo, si capisce il senso di una operazione teatrale che, certo con vita e respiro autonomi, cioè teatralizzando la musica fino a recuperare un ingente bagaglio di genuinità e riducendo al minimo indispensabile la satira sociopolitica, dà comunque ulteriore e diverso nerbo a quel teatro canzone che, con il ménage à trois tra Dario De Luca, attore e autore di risaputo talento da Scena Verticale, Giuseppe Vincenzi, autore di lucida coscienza civile e penna puntuta, e la Omissis Mini Órchestra, ensemble di musici con vocazione al gioco teatrale, ha già prodotto prove eccellenti. “Scanti di Natale”, che per la verità accanto ai già ricordati standards natalizi propone interessanti divagazioni sul tema dei sentimenti (tramite appassionate versioni di un paio di splendidi gospel, “Amazing Grace” e “Why me (Lord)” – con quei versi che fanno “…Cosa ho mai fatto / di degno del tuo amore / o della bontà che mi hai mostrato?…” – e della non meno sublime “Hallelujah” di Leonard Cohen), alcuni brani originali (tra cui “Odio l’estate”, a sipario appena alzato) e felici rivisitazioni (come nel caso di “O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai”, da un vecchio successo degli statunitensi Extreme, “More than words”), è una bellissima idea, come una parentesi lineare e sincera, da cui emerge una leggerezza ben avvertibile ed il piacere di suonare insieme, di condividere emozioni in purezza, di raccontare insomma un altro Natale divertendosi a ricomporre diversamente le tessere di un mosaico altrimenti fin troppo scontato. E’ certo che le tante, eccellenti canzoni proposte costituiscono di per se stesse un materiale ricco e palpitante, un invito alla gioia e al godimento, alla pace e alla giustizia (“E così sia un felice Natale/ per neri e per bianchi / per gialli e per rossi. / Che cessi ogni lotta […] Lasciate che la speranza continui ad ardere / senza alcuna paura…”, cantava John Lennon). Ed è altrettanto pacifico che l’innesto nell’ordito musicale di tre letterine molto particolari – ecco che rifà capolino la satira più acconcia al teatro canzone – non nuoce affatto alla riuscita dell’impresa, finendo casomai con l’aggiungere del pepe ad una pietanza dai sapori equilibrati. Poi, però, tutta questa materia si nutre, teatralmente, delle qualità dei suoi interpreti on stage: della verve, della sobrietà  e della presenza scenica di Dario De Luca come della straordinaria tecnica dei musicisti della Omissis – vale a dire Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso) e Francesco Montebello (batteria e percussioni) -, semplicemente eccezionali nel padroneggiare svariati generi musicali (pop, jazz, blues, bossa nova, ska e persino etnica, nel caso con arrangiamenti che fanno tesoro della lezione di quel genio di Mauro Pagani) e nel fondersi, come per uno di quei miracoli che talvolta accadono a teatro, alle voci di Aquila Abbate, Alessandra Chiarello, Cecilia Foti, Federica Perre e Mattia Tenuta, così essenziali, così vibranti, così vicine al cielo e alla terra, come frutti di quella “Grazia sorprendente” che mai mancherà di guidarci a casa.  La Grazia che bacia la piccola Greta De Luca, figlia di Dario, non solo quando canta “A Natale puoi” attorniata da musici e cantori. La Grazia che induce alla speranza, malgrado le ingiustizie e gli orrori del mondo. Quella Grazia che ammanta di neve la natività composta sul palco, a fine spettacolo, da uomini e donne spogliati di ogni superbia. Nudi perché, e questo sì che “scanta”, che sorprende, “anche se tutto quanto / andasse storto”, alla fine ci si dovrà presentare davanti al Signore, o a chi per lui, non con ori e onori ma con “sulle labbra nient’altro che un Alleluia”.   Antonello Fazio

 

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