CASTROVILLARI - MITI E NUOVI LINGUAGGI DELLA XV EDIZIONE DI PRIMAVERA DEI TEATRI et  at:  05/06/2014  

Miti e nuovi linguaggi della XV edizione di Primavera dei Teatri - Ci lasciamo alle spalle un’altra primavera, che anche quest’anno non ha mancato di emozionare e, soprattutto, di stupire, accompagnando le serate castrovillaresi per un’intera settimana dal 27 maggio al 2 giugno. Ed è stata una stagione, la XV di Primavera dei Teatri per l’esattezza, nella quale più di ogni altra i direttori artistici Saverio La Ruina e Dario De Luca di Scena Verticale hanno scelto di “osare”, di scommettere su gusti e preferenze del pubblico, proponendo un cartellone quanto mai ricco di prime nazionali, ben dodici su quattordici spettacoli in totale. Su tutti, a “muovere gli affetti” del pubblico in sala è stato senza dubbio “Pitùr”, secondo movimento del Progetto Ligabue, ideato e interpretato da Mario Perrotta, dopo “Un bès”, andato in scena lo scorso anno sempre nell’ambito di Primavera dei Teatri e per il quale l’attore ha vinto il Premio Ubu 2013. La commovente storia del pittore svizzero e del suo mondo interiore dominato da un perenne conflitto con sé stesso e con gli altri, da un’immensa solitudine e una smisurata genialità, diventano sulla scena la sublime danza di otto attori con le loro tele: tutti sono Ligabue e nessuno di essi lo è davvero. Grande attesa c’è stata per “Và pensiero che io ancora ti copro le spalle” di e con Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi, secondo capitolo della “Trilogia del fallimento”, che continua il percorso di rinnovamento del teatro-canzone (“un genere fallimentare – praticamente scomparso dopo Gaber e Luporini – per raccontare il fallimento di una generazione”) già iniziato lo scorso anno con “Morir sì giovane e in andropausa”, e con l’aggiunta di divertenti spunti cabarettistici per raccontare i giovani di oggi, senza un lavoro, senza riferimenti politici, e schiavi dei loro rapporti virtuali all’interno dei social network e di una vita che sembra non essere altro che un grande reality. Il Teatro Kismet Opera ha invece presentato “Namur”, testo inedito scritto nel 1998 da Antonio Tarantino, autore complicato e influente sulla cui figura e tecnica drammaturgica si è svolto un focus a cura di Leonardo Mello proprio nei giorni del festival. Teresa Ludovico interpreta magistralmente, sullo sfondo della guerra e delle vicende napoleoniche del 1815, una vivandiera francese di nome Marta ormai avanti con gli anni, dando voce al suo spietato desiderio di sentirsi amata dal giovane soldato Lucien, che però non ricambia i suoi sentimenti. “La prima cena” di Michele Santeramo, scrittore tra i più prolifici degli ultimi anni, il quale ha tenuto tra l’altro un laboratorio di scrittura drammaturgica nelle giornate della rassegna volto all’acquisizione di un metodo empirico per la scrittura di storie, è stata rappresentata dalla compagnia Teatrino dei Fondi per la regia di Michele Sinisi. È una storia tragicomica che lascia di stucco, col suo finale aperto a molteplici interpretazioni, la sua capacità di suscitare un riso beffardo ed obbligarci a tornare a casa con delle riflessioni amare sulla vita. Partendo dalla denuncia sociale di M.E.D.E.A. Big Oil di Terry Paternoster rappresentata dagli attori del Collettivo Internoenki, che racconta della Basilicata, terra ricca di petrolio e perciò madre feconda e al tempo stesso crudele assassina dei suoi figli che si ammalano sempre più di tumore, passando per il mito omerico senza tempo di Telamaco in “Patres” di Saverio Tavano e Dario Natale, per il dibattutissimo “Discorso celeste” in cui Luca Gleijeses compie un astruso, seppur originale, tentativo (rimasto incompreso per i più) di indagare l’ambito dello sport come esperienza religiosa e per un Amleto napoletano estremamente divertente messo in scena dalla compagnia Punta Corsara, la rassegna teatrale di quest’anno non poteva chiudersi in miglior modo: “Thanks for vaselina” di Gabriele De Luca ha letteralmente estasiato un pubblico che, tra il riso e il pianto, ha lasciato il teatro di certo con qualcosa in più dentro il cuore. Ciascuno spettacolo ha saputo imprimere delle sensazioni nette e di volta in volta differenti, mai nulla è stato lasciato al caso o senza un senso, tutto quanto è stato portato in scena ha avuto qualcosa da dirci. Lo stesso dicasi per gli eventi performativi, i workshop e, soprattutto, per la mostra fotografica “Berlino e gli angeli sopra Castrovillari” dell’artista Ivana Russo che, emozionata, ha idealmente “buttato giù il muro” proiettandoci in un viaggio nella capitale tedesca tra storia, malinconici scorci di città, vecchi giornali, Lou Reed e Wim Wenders. Attraverso emozioni in sala, incontri, scambi di idee, contaminazioni umane e artistiche, anche l’avventura di Primavera dei Teatri di quest’anno si è conclusa, col suo clima mite, ma capace di smuovere le acque in un tempo in cui l’attenzione all’arte e alla cultura di qualità sembra venir meno, e riconfermandosi una delle più grandi manifestazioni teatrali di respiro nazionale e internazionale. L’appuntamento è al prossimo anno. Con una fioritura rigogliosa, si spera, pari a quella appena avuta. Chiara Fazio





Foto di Angelo Maggio

 

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