CASTROVILLARI/ARTE. MOSTRA DEL MAESTRO MAESTRIPIERI et  at:  07/05/2014  

Castrovillari/arte. Mostra del maestro Maestripieri. Cosi' come gli esseri umani ... gli alberi bianchi di Fabio Maestripieri - Visitare la sala museale del Castello Aragonese di Castrovillari nel periodo tra sabato 12 aprile e domenica 4 maggio e' stato senz' altro molto piu' che assistere ad una mostra di opere d' arte. E' stato lasciarsi trascinare in un cammino sensoriale unico, irripetibile, che dalla nascita conduce alla vita e poi alla morte, per arrivare infine ad una possibile dimensione ultraterrena inconoscibile. Ciascuna tela o scultura ha preso per mano l’osservatore e lo ha guidato in questo crescendo emotivo, in questo percorso in divenire, lo stesso che tocca compiere all’uomo così come alla natura (come suggeriscono i versi introduttivi posti alla porta d’ingresso della mostra). Non a caso l’autore, il giovane architetto paesaggista Fabio Maestripieri, ha scelto di ritrarre e di esporre nella sua mostra personale di pittura e scultura, gli elementi naturali che meglio di tutti esemplificano la vita umana: gli alberi, in particolare “gli alberi bianchi”, i pini loricati caratteristici del Monte Pollino. Essi, trovando le condizioni ottimali di crescita nelle zone rocciose più impervie, modellati dal vento, dai fulmini e capaci di resistere bene anche al gelo e alla neve, assumono fattezze che li avvicinano all’uomo, con la parte robusta al centro e due rami più sviluppati, in un equilibrio precario e alla continua ricerca di luce e forma, al pari di qualunque altro essere senziente. Sebbene si ispirino a foto e a paesaggi reali, i pini loricati di Maestripieri presentano elementi d’invenzione che ne rendono ancora più iperbolici i contorni. Anche le sculture, parte integrante della mostra, raffiguranti prevalentemente rami o tavolette con incisioni di pini loricati, presentano un netto contrasto tra la pietra e il lucido della base, da lui stesso realizzata. “Ho scelto un soggetto, la natura – ha dichiarato l’artista – che è essa stessa “arte”, i pini loricati sono sculture viventi”. Queste trovano posto all’interno di un ben più ampio museo all’aperto, che tutti ci invidiano, ma verso il quale vi è un disinteresse generale: gli alberi diventano, così, l’emblema della sofferenza, della gente del Sud, ospitale ma al tempo stesso testarda e talvolta chiusa, che abita una terra impervia, nella quale è difficile vivere. Quando gli viene chiesto chi lo ha ispirato, non parla di ispirazione, bensì di idealizzazione, di un ricordo quasi onirico che, mentre dipingeva, lo riportava a Salvador Dalì, non per la pittura surrealista, ma per via dei colori che rimandano ai Pirenei sui quali l’artista spagnolo viveva, molto simili a quelli della nostra terra, e delle forme strane, irreali, che sembrano trascendere la vita e non appartenerle. Durante l’inaugurazione della mostra, avvenuta lo scorso 12 aprile presso il Castello Aragonese di Castrovillari, lo storico dell’arte Mario Vicino aveva, invece, accostato le opere di Maestripieri a quelle del pittore francese Paul Gauguin per la predominanza dei colori accesi nei paesaggi, in particolare del giallo che, unito all’azzurro del cielo, forma il verde delle distese d’erba incolte e selvagge, delle foglie, dei monti. È come se, in questa varietà di colori, gli alberi bianchi fossero umanizzati, e vivessero la loro intera vita per tentare di trovare una propria quiete e forma ideale, così come l’uomo cerca continuamente il suo posto nel mondo. E, alla fine della vita, ecco che nulla scompare per sempre. Tutto si trasforma, per poi tornare nuovamente alla vita stessa. La mostra si chiude con l’ultima tela raffigurante “Il Patriarca”: l’albero più longevo di tutti, coperto da un manto di neve in un autunno impossibile. Chiara Fazio

 

 

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